
Dentro la pioggia: la scienza (sostenibile) dell’impermeabilità
Quando piove, il confine tra comfort e disagio si misura in millimetri. Letteralmente: quelli che indicano la colonna d’acqua, il parametro che racconta quanto un tessuto resiste alla pressione dell’acqua prima di lasciarla passare. Ma dietro un numero c’è una tecnologia, e oggi sempre di più , una scelta di responsabilità.
💧 La tecnologia che tiene fuori la pioggia
L’impermeabilità non è magia, ma ingegneria tessile.
I capi outdoor impermeabili combinano tre elementi chiave:
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una membrana (come Gore-Tex, eVent o Sympatex) che blocca le gocce d’acqua ma lascia uscire il vapore del sudore;
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uno strato esterno trattato con una finitura idrorepellente (DWR – Durable Water Repellent);
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cuciture termosaldate, che impediscono all’acqua di infiltrarsi nei punti più vulnerabili.
Il risultato è un equilibrio sottile tra traspirazione e protezione: una barriera intelligente che respira.
🌍 Quando l’acqua scivola, ma inquina
Per decenni, la resa idrorepellente dei tessuti si è basata su trattamenti con composti fluorurati (PFC), estremamente efficaci nel far scivolare via l’acqua… e altrettanto persistenti nell’ambiente.
Queste sostanze, difficili da degradare, possono accumularsi nei suoli e nelle acque, finendo nella catena alimentare. È il prezzo nascosto di un cappuccio asciutto.
Oggi molte aziende stanno riscrivendo questa storia: il futuro dell’impermeabilità è PFC-free.
♻️ Il nuovo impermeabile è responsabile
Brand come Patagonia, Vaude, Fjällräven e The North Face hanno già sostituito i PFC con alternative a base d’acqua o di silicone, meno inquinanti ma comunque performanti.
Anche le membrane si stanno evolvendo: alcune nuove tecnologie, come Sympatex o Futurelight, puntano su riciclabilità, traspirabilità attiva e lunga durata.
Perché il capo più sostenibile resta sempre quello che dura di più.
Rendere un tessuto impermeabile oggi significa pensare anche a:
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durata nel tempo (un trattamento che resiste a molti lavaggi);
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riparabilità (poter riattivare o sostituire la finitura idrorepellente);
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produzione circolare (riduzione di scarti e riciclo delle fibre tecniche).
🧴 Re-impermeabilizzare in modo consapevole
Con il tempo, anche il miglior trattamento perde efficacia. Ma anziché buttare via una giacca o uno zaino, è possibile rigenerarne l’impermeabilità.
Esistono prodotti spray o da lavatrice senza PFC e biodegradabili, che ristabiliscono lo strato protettivo.
Basta seguire alcune regole:
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lavare con detergenti delicati (niente ammorbidenti);
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asciugare bene, preferibilmente con calore moderato per riattivare la finitura;
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evitare sprechi di prodotto e scegliere marchi certificati bluesign® o Oeko-Tex®.
☔ La pioggia come banco di prova
Un capo impermeabile non serve solo a restare asciutti, ma a restare coerenti: scegliere materiali, trattamenti e abitudini che rispettino l’ambiente che vogliamo continuare a esplorare.
Perché la vera sfida, oggi, non è evitare la pioggia, ma imparare a viverla senza lasciare traccia.
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